GALLERIA SPAZIO A PRESENTA LA MOSTRA DI UMBERTO BUSCIONI OPENING 11 SETTEMBRE 2021

SpazioA è lieta di presentare, sabato 11 settembre 2021, il lavoro di Umberto Buscioni (Pistoia 1931-2019), con una mostra che prende in esame l’ultimo e meno noto ventennio di attività del pittore, che a partire dagli anni Novanta fino alla morte recupera elementi e immaginari già presenti nella sua produzione precedente per approdare a una sintesi tra figura – che è oggetto, ritratto, autoritratto – e sfondo – più che paesaggio, piano dell’immagine. Queste misteriose apparizioni, che si direbbero sacre conversazioni domestiche, sembrano sospese in uno spazio compresso, pieghevole, stratificato ad infinitum.
Nelle grandi tele esposte in mostra sembrano infatti condensarsi e trovare sintesi lo spettro di intuizioni e soluzioni che hanno caratterizzato le diverse fasi della ricerca dell’artista: dall’immaginario definito negli anni Sessanta al ritorno della figura degli anni Ottanta, a cui Buscioni arriva attraverso la suggestione, mai in realtà abbandonata, del manierismo Toscano e in particolare delle invenzioni compositive di Pontormo.
Quell’elemento magico, che attraversa come un filo rosso tutta la produzione di Buscioni e torna nelle opere dell’ultima fase non viene (o non solamente) dal Surrealismo, ma da una riflessione sulla pittura Toscana del Cinquecento che, come diventa più evidente in questi lavori, inevitabilmente passa attraverso il Novecento.
Umberto Buscioni (1931 - 2019) nasce a Bonelle (PT). Tra il 1962 e il 1964 vive in Marocco, si trasferisce a Serravalle Pistoiese a partire dagli anni Ottanta. Dal 1980 al 1998 è titolare della Cattedra di Pittura all’Accademia di Carrara. I suoi lavori sono stati esposti in importanti istituzioni nazionali e internazionali, e sono parte di prestigiose collezioni pubbliche e private. Tra le mostre personali segnaliamo: Umberto Buscioni. L’anima segreta delle cose, a cura di Gabi Scardi, Palazzo Fabroni, Pistoia (2018); Umberto Buscioni. L’età dell’oro, Museo Nazionale di Casa Giusti, Monsummano Terme (2011); Umberto Buscioni. Quel che resta è la pittura, Galleria Frittelli, Firenze (2008); Umberto Buscioni.Nostre ombre. Dipinti 1990-2005, Palazzo Pitti, Galleria d’Arte Moderna, Firenze (2006); Antologica 1963 -1991: Mistero e rivelazione del quotidiano, Palazzo Fabroni, Pistoia (1992); Acquarelli con fuoco, Galleria Vannucci, Pistoia (1991); Gallerie Civiche d’Arte Moderna, Padiglione d’Arte Contemporanea, Palazzo dei Diamanti, Ferrara (1990); Galleria Weber, Torino (1979); Studio d’Arte La Torre, Pistoia (1976); Galerie Van de Loo. Monaco, DE (1970); Neckarrems, Galerie Remseck, Stoccarda, DE (1970); Smalti su carta, Galleria Rizzoli, Roma (1969); Galleria del Cavallino, Venezia (1969); Galerie Charles Lienhard (con Roberto Barni e Gianni Ruffi), Basilea, CH (1968). Modern Art Museum, Monaco di Baviera, DE (1967), Galleria Flori, Montecatini Terme (1966). Tra le mostre collettive segnaliamo: Note urbane, Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato (2007); The age of metamorphosis: european art highlights from the Centro Pecci Collection, MOCA, Shangai (2006); Pop Art Italia 1958-1968, Galleria Civica, Modena (2005); Percorsi paralleli. Arte italiana 1945 - 1970, Palazzo Pitti, Firenze (1996); Pop art e oggetto, a cura di Renato Barilli, Palazzo Crepadona e Galleria Civica, Belluno e Cortina d’Ampezzo (1996); XXX Biennale d’Arte, Palazzo della Permanente, Milano (1987); International Contemporary Art Fair ‘86, Los Angeles, USA (1986); ARCO ‘85, Madrid, ES (1985); XI Quadriennale d’Arte, Palazzo dei Congressi, Roma (1985); FIAC ‘84, Grand Palais, Parigi (1984); Jewanamaker, Made in Florence, Philadelphia (1984); Alternative Attuali alla Pop Art e al Noveau Realisme, Campionario a 1960/1968, Palazzo della Gran Guardia, Verona (1981); Linee della Ricerca Artistica in Italia 1968/1980, Palazzo delle Esposizioni, Roma (1980); Arte in Italia 1960/1977, Museo Civico d’Arte Moderna, Torino (1977); International Kunstmesse, Basel, CH (1975, 1972, 1971); Modern Art Museum, Monaco di Baviera, DE (1967).

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