PAOLA PIZZIGHI - PER LE INTERVISTE CULTURALI DI MILANO SPARKLING METROPOLIS - INTERVISTA MELANIA SCOCCO DELL’ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO “I RAGAZZI DI ROBIN”

PAOLA PIZZIGHI
PER LE INTERVISTE CULTURALI DI MILANO SPARKLING METROPOLIS INTERVISTA
MELANIA SCOCCO
DELL’ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO
“I RAGAZZI DI ROBIN”
PAOLA PIZZIGHINI oggi intervista MELANIA SCOCCO dell’associazione di volontariato I RAGAZZI DI ROBIN, di cui vi proponiamo una breve presentazione.
CHI SONO "I RAGAZZI DI ROBIN"
Che cosa può fare un genitore di un ragazzo disabile che abbia più di 18 anni, in grado di esprimersi, che abbia voglia di relazionarsi, socializzare o semplicemente abbia voglia di vivere come gli altri?
I Ragazzi di Robin è stata la risposta che un gruppo di genitori di Segrate (Mi) ha tentato di dare ai loro figli.
E’ un’associazione APS che nasce nel 2018 per volontà di un piccolo gruppo di genitori che avevano la necessità di creare per i loro figli un mondo possibile in un posto reale. Attualmente si occupa di 12 ragazzi e ragazze con disabilità psichiche e fisiche.
I ragazzi che ne fanno parte sono tutti maggiorenni ed hanno in comune tra loro il bisogno di sentirsi parte di qualcosa, da vivere nei tempi in cui non sono coinvolti negli impegni istituzionale quali Scuola o centri diurni, impegni che alcuni di loro a volte non hanno nemmeno e quindi sono a casa a non far niente.
Chiediamo a Melania com’è nata l’idea di fondare l’associazione i Ragazzi di Robin e gli aspetti positivi e quelli più problematici della costituzione e gestione di una associazione di volontariato.
È nata con l’idea che può sembrare presuntuosa, di modificare il paradigma, ormai largamente diffuso, che la disabilità è soltanto un onere per la comunità dove gli aspetti pietistici compassionevoli sono prioritari. I disabili nella realtà sono considerati o un fastidio o, per i più sensibili un modo per fare una paternalistica beneficenza, o addirittura, un nuovo modo “etico” per fare business.
Noi genitori Robin non siamo interessati da questo tipo di atteggiamenti e ci battiamo per cambiare questa serie di stereotipi.
Abbiamo deciso di combatterli per i nostri figli, perché non ci sentiamo diversi e non vogliamo nemmeno essere compianti o presi in giro.
Ma perché?
Il concetto che stiamo elaborando non riguarda soltanto i nostri ragazzi con le loro evidenti differenze, riguarda anche le persone che vengono in contatto con noi che ritengono i valori dei Robin differenti dal comune concetto di disabilità e per questo, spesso attrattivo.
Ma perché sono attrattivi? Cosa c’è di diverso?
Ci siamo posti l’obiettivo di accogliere tutti i Robin! Anche quelli che non evidenziano differenze o diversità, ma hanno semplicemente bisogno di circondarsi di persone pure d’animo, strepitosamente sincere e a chi vede il bicchiere sempre mezzo pieno.
Il nome Robin non è naturalmente casuale ma si riferisce all’aiutante di Batman, super eroe secondo.
In genere, nessuno vuole essere Robin tutti vogliono essere Batman, non considerando il valore di chi sta dietro ad aiutare, Robin nello specifico. (ci siamo ispirati alla canzone di Cesare Cremonini che s’intitola proprio Robin, che sembrava la conclusione di un pensiero che avevamo in testa da tempo).
Nella vita di una persona quante volte è stata Batman? Probabilmente poche, molte più volte si sarà sentita Robin.
Ecco perché chi sia avvicina ai Robin impara a guardare e vedere la disabilità in modo diverso: persone con disabilità che vogliono rendersi utili, partecipare senza chiedere, ma dando.
L’aspetto più importante dei Robin è il fare: nel loro vagare per la città, tengono in ordine il territorio, raccattano, puliscono fanno diventare opere d’arte muri scalcinati e orribili. Rendono il territorio più vivibile, senza nascondersi anzi, mostrandosi orgogliosamente in grado di fare.
La comunità li vede e ne apprezza lo spirito di servizio e comincia ad accettarli per come sono.
Non devono essere altro che loro stessi.
Sono Ragazzi che non vogliono più sentirsi zavorre o bancomat sociali, hanno voglia di dare, ancor prima che ricevere, poco inclini ad elemosine, decisi ad essere parte del territorio in cui vivono. L’associazione è quindi la risposta seppur modesta, alle esigenze di normalità che questi ragazzi hanno espresso, fare i Robin per qualcuno di loro è il lavoro, per altri è lo stare insieme, per altri ancora è sentirsi importante perché parte di un gruppo forte e ben voluto.
Nella nostra ingenuità, seguendo un bisogno semplice, noi genitori ci siamo resi artefici di un progetto che pur non avendo una valenza scientifica ha contribuito a creare una realtà relativamente parallela dove i nostri figli possono vivere la loro vita come gli altri ragazzi, insieme a loro, affacciandosi con orgoglio al mondo che li circonda, mondo che è anche loro. Hanno trovato il loro spazio nella società attraverso lavori socialmente utili e nel loro caso sono anche formativi.
I Robin contribuiscono a creare un ponte tra il mondo degli altri e il loro.
Costituire un’associazione in Italia è assolutamente da incoscienti o da visionari perché quando si inizia non si è realmente consapevoli della macchinosità burocratica a cui si va incontro.
Quando ci si accorge è troppo tardi per tornare indietro.
Oggi gestire un’associazione è complesso come gestire un’azienda e le responsabilità penali sono le medesime, si vive spesso con l’angoscia di sbagliare e per superarla ci si affida a professionisti del settore che hanno dei costi spesso impensabili, ma è talmente complicato che non lo puoi evitare. La nuova riforma del terzo settore pur con tutti i suoi lati positivi e con l’obiettivo che condividiamo, di evitare che le associazioni possano diventare altro, o nascano per fare altro, ha complicato non poco la vita di chi fa associazionismo o volontariato al punto tale che ogni giorno qualcuno deve occuparsene.
A volte è demotivante perché per restare in piedi c’è bisogno oltre che di denaro, anche di prestazioni che se non sono volontarie, spesso hanno un costo.
Non tutti i genitori sono commercialisti, avvocati o altro, nel caso nostro sono genitori con una cultura meno complessa, spesso il volontario che presta il suo tempo per semplice manovalanza diventa di secondaria importanza, servono persone laureate per ogni cosa e si ha come l’impressione che la volontà sia quella di creare associazioni professioniste che hanno come scopo il business e non l’aiuto concreto, quotidiano.
E’ un discorso molto complicato che si evidenzia dopo aver costituito, al punto che mi sento spesso di avvisare chi mi chiede consiglio, che non è semplice, superato il passaggio burocratizzante della fase costitutiva, la strada non è in discesa, è solo il primo passo di un cammino faticoso. In Italia, purtroppo la disabilità è tra gli ultimi dei pensieri nelle persone ed è poco interessante, salvo quando genera soldi o interessi di pochi, la disabilità interessa solo a chi ce l’ha quindi le speranze delle piccole associazioni come la nostra si perdono molto facilmente.
Consiglio sempre una forte motivazione nel costituire un’associazione, spesso la buona volontà o i sani principi da soli non bastano, servono anche soldi che spesso arrivano da bandi pubblici o privati che necessitano di conoscerne il linguaggio che purtroppo in pochi conoscono.
Quali sono, nel prossimo futuro, i principali obiettivi che si prefigge l’Associazione I ragazzi di Robin?
I progetti dei Robin sono diversi, purtroppo sono ancora lontani dal realizzarsi per motivi essenzialmente economici, attualmente non abbiamo ancora una sede dove poterci trovare per discutere o fare qualsiasi cosa.
Abbiamo dei sogni, uno in particolare legato alla voglia dei ragazzi di creare un luogo dove mettersi al servizio degli altri con i loro modi e tempi, ci stiamo lavorando perché purtroppo i nostri ragazzi attualmente per condizione spesso di gravità, non hanno accesso al mondo del lavoro.
Ci piacerebbe creare un luogo dove ogni Robin ogni giorno possa passare il suo tempo ad imparare un lavoro e nel tempo a farlo davvero, in modo autonomo.
Per ora continueremo ad essere degli aiutanti per cittadini di Segrate, siamo una piccola associazione nata 4 anni fa, abbiamo molto tempo davanti e non molleremo nel cercare di realizzare il nostro sogno.
Nell’attesa continueremo a pensare a noi stessi come dei ragazzi disabili alternativi, cercando di dare un significato pieno alla parola per ora vuota: inclusione.
CHI E’ LA NOSTRA GIORNALISTA
PAOLA PIZZIGHINI
, avvocato giuslavorista e giornalista è Co-founder del Blog culturale Milano Sparkling Metropolis, è attivista M5S e da sempre vicina alle associazioni di volontariato tessuto vitale ed indispensabile della nostra società.

Commenti

  1. Cara Paola sei veramente encomiabile. brava. Mi spiace di averti conosciuta cosi tardi. Avrei potuto fare molto di più per collaborare. Un abbraccio Giancarlo. P.S. Uno dei miei tre figli, Davide il più giovane è un educatore sociale e si occupa a di giovani con piccole problematiche ed unitamente ad una psicologa cercano di collocarli nel mondo del lavoro. Congratulazioni per ciò che fai.

    RispondiElimina

Posta un commento