Casa dell’Arte Spagna Bellora presenta la mostra "Noi siamo quelli che si mostrano nella Scrittura" - dal 12 al 19 maggio - Via Borgonuovo, 18 Milano

La Casa dell’Arte Spagna Bellora ospita una mostra sulla propria prestigiosa collezione con un focus tematico sulla scrittura e uno sguardo allo scenario artistico odierno.
Il titolo – Noi siamo quelli che si mostrano nella Scrittura – oltremodo accattivante, ha una solenne intonazione biblica (quella S maiscola!) anche se qui non è Dio a “mostrarsi” bensì un “noi” collettivo, sociale, politico: noi artisti, o meglio noi pittori della scrittura e scrittori dell’immagine, noi che possiamo dischiudervi il senso arcano della parola scritta, intesa qui come rivelazione, dono epifanico, segno ambiguo e allusivo.
L’uso della scrittura accanto all’elemento figurativo accompagna il percorso dell’arte visiva occidentale; ma l’indipendenza e la consapevolezza poetica ed estetica della parola scritta sono fenomeni del XX secolo, in cui la scrittura assume valore plastico e figurativo autonomo dal significato, che invece vede erodere progressivamente peso e sostanza.
I lacerti cartacei ricomposti nel collage cubista, i versi onomatopeici e paroliberisti dei futuristi, le scritture automatiche e casuali dei surrealisti, il non-sense dadaista, hanno avviato la scrittura verso un percorso di progressiva astrazione, sintesi, smaterializzazione.
La scrittura si libera da compiti rappresentativi – esattamente come la pittura! – e gusta il piacere di essere segno e forma, una sollecitazione visiva, uno stimolo percettivo disseminato nello spazio pittorico.
Le Neoavanguardie hanno continuato questi spunti, ma in un contesto del tutto nuovo in cui la comunicazione era sottoposta a un’accelerazione e proliferazione mai prima viste. Per salvare parole e immagini dal logoramento della cultura di massa occorrevano espedienti nuovi: usare la scrittura attraverso frammenti, residui, reperti, o ancora renderla illeggibile, segno arcano indecifrabile; superare l’uso connotativo e denotativo della lingua, per spingerla nel territorio dell’onirico, dell’ambiguo, del parodistico; sorprendere la scrittura laddove, fuoriuscendo dai binari del “sistema” strutturato della lingua e delle sue norme, deraglia nel territorio dell’evocazione, dell’allusione, della magia, dell’epifania.
Corale e sfaccettata, la mostra ha uno sguardo bifronte: da un lato ci sono i Maestri storicizzati della verbovisualità italiana e internazionale, dall’altro artisti attivi nell’oggi. A conferma della duplice vocazione di questo spazio espositivo: indagare la ricerca d’avanguardia del secondo Novecento (continuando così idealmente il percorso della Galleria Santandrea e - del Centro Culturale d’Arte Bellora) ed esplorare il presente.
Daniela Vasta
Alla Casa dell’Arte Spagna Bellora 32 artisti, ma sono anche in qualche modo filosofi e poeti, propongono lavori che hanno in comune una linea di ricerca orientata all’immissione della scrittura, o meglio delle scritture e di altri codici linguistici nei loro contesti consueti, dalla grafica pura al disegno, al collage, alla pittura con echi surrealisti, concettuali, dadaisti se non addirittura pop.
Il titolo della mostra Noi siamo quelli che si mostrano nella Scrittura dall’opera di Ugo Carrega allude infatti a quella scrittura primigenia all’origine di alfabeti, di altre scritture indecifrabili, di segni e simboli arcani, di allitterazioni.
Le opere delle due sezioni della mostra, “ieri” e “oggi”, celano rotture, illogicità, rabbia verso il potere e i comportamenti censurati, ma anche desiderio di cambiare, di mutare l’ordine delle idee: ieri opponendosi a quel “ritorno al privato” che sottende la tendenza del decennio degli anni ‘80 a una sorta di “disimpegno”; oggi, in dialogo con i loro predecessori, rifiutando l’omologazione sociale e culturale.
Una ricerca profonda, trasgressiva, ricca di sollecitazioni e intuizioni, dagli esiti complessi non imbrigliabile in gruppi o tendenze artistiche coeve.
Sovvertire lo schema della composizione tradizionale, così come la musica dodecafonica infrange le regole della melodia tonale, è indubbiamente il principio ispiratore di queste opere, fragili e potenti, sempre tese alla sobrietà della costruzione e alla forza della semplificazione.
Cristina Rossi

Commenti